[Strofa 1: John Princekin]
Aveva 12 anni nell'86
Quando il padre tornò a casa con un cucciolo sul palmo
Aveva pianto tanto, sentendo in lontananza due colleghi
Che scherzavano sopra suo figlio strambo
Ma gli umani sono umani, no? Parlano a sproposito
Sputano su quello che non toccano
Il bambino chiese: "È mio?" Cortese
Il padre disse: "Sì", lo prese e glielo distese sulle gambe tese
Da quel giorno inseparabili
Non ci fu più un solo pomeriggio che restasse a casa
Erano insieme quando il sole sbiadiva gli abiti
Erano insieme quando l'acqua sbatteva sopra l'erba rasa
Stesi nеlla sua stanza
Mentre in radio si parlava dell'еffetto dell'esplosione a distanza
Entrambi sopra il letto piccini
Mentre contavano le stelle sopra il tetto dei vicini
"Conto uno, conto due, conto tre ed ora tocca a te"
E il cane lo guardava fisso
"Conto uno, conto due, conto tre ed ora tocca a te"
E il cane disse: "Ti capisco"
[Strofa 2: John Princekin]
Sono i ricordi di un'estate come tante
Aggiungici un amico per essere in due a sognare
Metti che 'sto amico è un amico che ha quattro zappe
E quando gli chiedi qualcosa pure sa parlare
Seduti vicino al fiume persi in lunghe chiacchierate
A guardare il galleggiante mente danza nelle acque turbinate
Mentre le stagioni si sopiscono gli anni passano
I bisogni si infittiscono e cambiano
Il richiamo della Luna si fece sentire
Fra le crepe nelle mura del fienile
E il cane non poté dormire
Il profumo della vita è un passeggero del vento in viaggio dalle colline
Entrò in camera del bimbo ormai ragazzo in fioritura
E gli lasciò uno stampo della dentatura sopra la cintura
Perché spiegare quell'addio parte della sua natura
Gli faceva un sacco di paura
[Strofa 3: John Princekin]
A forza di scrollarsi di dosso le foglie gli alberi crescono
Si prendono tutto il cielo che riescono
Un uomo distinto seduto al parco fuma lento
Fissa il prato mentre s'accarezza il mento
E chissà a cosa pensa
Con i piedi cancellati dall'alzarsi di una nebbia densa
Chissà a cosa pensa
Mentre ruota un piccolo sorriso nella faccia immensa
Fra i colori dell'autunno la notte incombe
Il cielo perforato dalle prime stelle all'orizzonte
Notte ispiratrice, con un tono sereno e felice
L'uomo si curva verso le stelle e dice:
"Conto uno, conto due, conto tre ed ora tocca a te"
E il buio lo guardava fisso
"Conto uno, conto due, conto tre ed ora tocca a te"
Aveva 12 anni nell'86
Quando il padre tornò a casa con un cucciolo sul palmo
Aveva pianto tanto, sentendo in lontananza due colleghi
Che scherzavano sopra suo figlio strambo
Ma gli umani sono umani, no? Parlano a sproposito
Sputano su quello che non toccano
Il bambino chiese: "È mio?" Cortese
Il padre disse: "Sì", lo prese e glielo distese sulle gambe tese
Da quel giorno inseparabili
Non ci fu più un solo pomeriggio che restasse a casa
Erano insieme quando il sole sbiadiva gli abiti
Erano insieme quando l'acqua sbatteva sopra l'erba rasa
Stesi nеlla sua stanza
Mentre in radio si parlava dell'еffetto dell'esplosione a distanza
Entrambi sopra il letto piccini
Mentre contavano le stelle sopra il tetto dei vicini
"Conto uno, conto due, conto tre ed ora tocca a te"
E il cane lo guardava fisso
"Conto uno, conto due, conto tre ed ora tocca a te"
E il cane disse: "Ti capisco"
[Strofa 2: John Princekin]
Sono i ricordi di un'estate come tante
Aggiungici un amico per essere in due a sognare
Metti che 'sto amico è un amico che ha quattro zappe
E quando gli chiedi qualcosa pure sa parlare
Seduti vicino al fiume persi in lunghe chiacchierate
A guardare il galleggiante mente danza nelle acque turbinate
Mentre le stagioni si sopiscono gli anni passano
I bisogni si infittiscono e cambiano
Il richiamo della Luna si fece sentire
Fra le crepe nelle mura del fienile
E il cane non poté dormire
Il profumo della vita è un passeggero del vento in viaggio dalle colline
Entrò in camera del bimbo ormai ragazzo in fioritura
E gli lasciò uno stampo della dentatura sopra la cintura
Perché spiegare quell'addio parte della sua natura
Gli faceva un sacco di paura
[Strofa 3: John Princekin]
A forza di scrollarsi di dosso le foglie gli alberi crescono
Si prendono tutto il cielo che riescono
Un uomo distinto seduto al parco fuma lento
Fissa il prato mentre s'accarezza il mento
E chissà a cosa pensa
Con i piedi cancellati dall'alzarsi di una nebbia densa
Chissà a cosa pensa
Mentre ruota un piccolo sorriso nella faccia immensa
Fra i colori dell'autunno la notte incombe
Il cielo perforato dalle prime stelle all'orizzonte
Notte ispiratrice, con un tono sereno e felice
L'uomo si curva verso le stelle e dice:
"Conto uno, conto due, conto tre ed ora tocca a te"
E il buio lo guardava fisso
"Conto uno, conto due, conto tre ed ora tocca a te"
( XVI Religion )
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